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Se ne vale la pena

cartolinaregalo

Tramonti e giorni
e notti.
Afflati di tenerezza
e sensuali movenze.
Frequentare Amore.
In ritmi e movenze.
Pelle. Nuda e disponibile.
Tocca.
Toccami.
Solo se ne vale la pena
mi avrai…

Monica – 1

Foto by pires de sousa Toccata und Fuge

T’avveleno di vita.
 Potrei.
 Veleno al contrario che
 riscalda, e non gela, il tuo cuore.
 Fammi entrare.
 Lasciami scorrere nelle tue vene.
 Lasciati scaldare…
 More and more and more and…
 
 
(Stop)
 Potrei. Potrei rompere il buio
 con il mio corpo e
 a toccarti le mani potrebbero essere ancora le mie.
 Conosco
 conosco ogni dettaglio di te…

 (Play)
 “Calore e un lunghissimo gioco
  di piacere che procuro a me…
  dalla sagoma dei tuoi fianchi
  che si muovono nella mia testa…
 Abbandono crescente nel muschio dei tuoi capelli…”
 
(Stop).
 S-T-O-P
 
  No more…
  Sedermi di fronte a te, potrei.
  Tu
  sei lontano.
  Tu hai scelto di
  imprigionarmi nella tua testa soltanto.
  Invalicabile acquario e muto.

  Vorrei che tu mi guidassi alla ricerca
  della tua bocca che al buio non vedo…
  ma sento, ne seguo la linea di morbide labbra,
  che con la mia lingua dischiudo.
  E ancora ti esploro, ma lenta
  finchè davvero i sospiri
  divorate parole
  diventano suppliche…
  Tutta me a chiederti ancora, ancora e di più di più…
  e tu saresti dolcemente una furia
  né distinguere potrei le mani tue
  dovunque su me
  …ti sentirei vibrare tremare
  vorrei sentire tutta la passione forza, potenza sentire che vuoi me
  daccapo…
  E scrivo per te… anche adesso…
  E m’illudo di sentire dalla tua voce
  gridato il mio nome!

                                          MONICA!

“Registro” il mio cuore

Nundo Belo

Di notte riavvolgo e riascolto e riavvolgo
un nastro custode di suoni ormai attorcigliati.
Tante sono le volte che gli ho imposto di restituirmi la tua voce.
(Stop) –  (Play).
Sogno  e pretendo e odio le tue parole
quelle non dette,
non a me sussurrate, modulate, gridate.
Suonano estranee ma io…
eppure, le voglio.
(Pause).
Avrei dovuto capire che a me
non avresti mai trovato il coraggio per dire
parole attese tanto da rimanere sfinita.
Ma scrivi, tu scrivi, mi scrivi.
Sì certo, parole come ornamenti.
Ma mute. Vieni. Parla. Nudo rimani.
Anche Tu.
E scrivo io pure, allora, scrivo, sulla mia pelle scrivo.
A te. Inutilmente solitari entrambi.
(Play).
E non la riconosco
la tua voce che ascolto ostinata.
Tuttavia l’ascolto.
Mi restituisce, di te
sensazione (t’immagini?) viva.
Del tuo corpo che il mio
confonde di desiderio.
Tracce soltanto. È poco.
Basta! Carne.
Lo siamo.
(Stop)(Stop)
(Stop)

Fanno meglio i ricordi (o più male).
Il tuo profumo d’uomo io bestiolina annusavo incatenando, in
desiderata schiavitù, la mia pelle alla tua pelle ‘lontana’.
Inutile. Non posso raggiungerti. Mi cerchi, ti neghi.
Braccia, le tue, cingevano me senza che potessi toccarti.
E tempo frammezzo che la tua voce non voce mi dava, io, ‘cantante’ e
cantora dei versi più belli ma soli.

So soltanto che il tuo profumo da  sempre ha reso me schiava della tua
pelle "lontana"
Che la tua voce non voce tempo mi concede e mi rende "cantante" dei
miei versi più belli.
Dunque scrivo sostituendo con l’inchiostro carezze che mi urgono
dentro. E racconto ai miei sensi di un desiderio compilato invece che
vissuto. Eppure docili braccia e calde possiedo,
ho solo parole a pagina bianca affidate.
E la pagina nel desiderio affidato bianche lenzuola si fanno,
corpi veri cesellano appassionate carezze,
autentiche carezze.
E scrivo per te… no faccio l’amore…
donna per te, anche ora…

Venusta e l’ultimo ballo

pasiones

Il locale era sporco e demodé…
Odore acre di sigaretta, e una cameriera con la calza sfilata e una minigonna che offendeva la dignità di quella donna segnata dal tempo.
"Vorrei il tavolino più in ombra possibile" disse Venusta.
Le rispose una voce rauca e stanca, sgarbata più con se stessa che con lei: "senti bella, siediti dove vuoi… Come vedi il locale è vuoto. Ma cosa ci sei venuta a fare qui? Non è il tuo posto questo…" Venusta si sedette e appoggiò lo sguardo sul palco. Un vecchio signore seduto al piano suonava meravigliosamente, travolgendo per un attimo i pensieri di Venusta prima che una domanda li interrompesse: "Cosa ti porto da bere?". Chiese una bibita e tornò ad accomodarsi sulle note del pianista. Intanto i pensieri di Venusta si accalcavano nella sua mente e senza che lei li potesse fermare (o era lei a non volerlo?) lui vi fece la sua comparsa…Le ore passavano, la bibita intiepidiva nel bicchiere, e lei non smetteva di pensare a lui, come se soltanto lì fosse tollerabile il ricordo. Era tornata dopo tanto tempo in quel locale con la speranza di ritrovarlo. Ubbidiente a una lontana promessa: "… tieniti pronta, l’ultimo ballo sarà con te!". Venusta era venuta per quello …L’ultimo ballo, lui me lo deve da tempo, ora sono pronta, ma non c’è nessuno: non ci sono più le candele non ci sono più i buoni profumi, ma soprattutto…
D’un tratto incontrò la propria immagine in uno specchio sfocato. Era lei, vent’anni, le guance arrossate dalla timidezza, l’abitino appena scollato, lo sguardo di lui soltanto per lei… adesso era lei a non esserci più…

Come in trance Venusta con un unghia ferì la calza sottile …tirò fuori la trousse e accentuò il trucco sulle labbra, con la cipria appesantì le guance, una matita nera per fare male agli occhi non segnati dal tempo ma da una caparbia illusione… si diresse verso il pianista e domandò: "un tango per favore… un ultimo ballo!" Fu una richiesta sommessa, fiera e desolata insieme. Non alzò lo sguardo, sentiva scendere una lacrima mentre stupita si domandava com’è che ne avesse una ancora.
E in un attimo sentì esplodere dentro tutta la rabbia di donna ferita e umiliata da tempo, un tempo lungo tutta la sua anima. Si  sentì sporca sul viso, si sentì nuda ospite a disagio in quegli abiti non suoi…Il pianista smise di suonare e sollevò il viso di Venusta con la stessa delicatezza con cui fabbricava le note.Non era un uomo anziano. Al contrario era piuttosto giovane …Venusta indugiò su quel nuovo stupore.  Chissà perché da lontano lo aveva visto vecchio e curvo sul pianoforte.  Forse le luci sbiadite, forse la giacca di nero liso, i capelli brizzolati nel locale azzurrino di fumo… Fu una voce calda e intonata quella che rispose: "Volentieri, suonerò qualcosa per lei solo .Ma non certo le note di tango arrabbiato, quelle graffiano le anime nude, lo sapeva? Per lei una melodia dolce, priva di malinconia, semplice come un abitino appena scollato, tiepida come due giovani guance appena arrossate. Una melodia che possa in qualche modo accompagnare il ricordo di chi le ha fatto tanto male nello scomparto dei ricordi sereni!
Venusta lo guardò, guardò quell’uomo e scappò via, inseguita dal proprio dolore che lui aveva portato allo scoperto con l’abilità di un chirurgo…
Come aveva fatto il pianista a capire… E come si era permesso di arrivare così vicino alla sua verità… chi era?

Un giorno qualunque

fantasia

Il mio viaggio infinito

per trovarti

lungo strade che non mi stanco

di percorrere…

Da quanto tempo sono in cammino?

Bagaglio leggero,ho con me tutto

quello che occorre

ben riposto nel mio cuore

il tuo profilo e quel gesto

che sempre precede un sorriso,

zucchero e miele

per ingentilire le mie labbra

quando la notte in cielo splende una stella

e la mancanza di te

si fa più greve nel mio cuore,

il bisogno di averti

che accelera i miei passi

l’urgenza di te

delle tue braccia,della tua pelle,del tuo odore…

Restituire  libertà finalmente

alle audaci carezze che le mie mani e il mio corpo

Solo al tuo possono donare.

Oh,sarò lì,aspettami

tra le tue braccia tienimi stretta un poco

e poi sarà il tempo dei baci

così a lungo rimandati

interrompi questo viaggio infinito

vienimi incontro

non posso più sopportare

l’assenza della tua voce

che sussurra il mio nome…

Conturbanti Assaggi…

monica devi dire addio 

Di che cosa sai?

 

Di faggio e betulla,

mentre cammini per le strade della città

che sanno di grigio.

 

Di ciliegia,

quando ridi

come un bambino.

 

E di muschio

sai

quando al tuo corpo

accosto il mio furibondo di desiderio

proprio come il tuo.

 

Sandalo e Vetiver 

castagno e miele

i nostri corpi

inventano fragranze

fino a che

non stanchi ma sazi

(almeno per un poco)

riposiamo intrecciati

sorvegliando

l’uno dell’altro il respiro

non ancora rallentato…

 

Sogno, o Forse no

camino2

Nuda. E tu accanto.

Toccami! penso, ma taccio, e ancora non lo fai. Sapiente dolcissimo tormento. E così eccitante… Il tuo sguardo percorre così lento ogni più piccola parte di me. Impudica, e mai così nuda, adesso. E tu d’improvviso ti discosti, regalandomi una fitta di solitudine, ma passeggera. Ora, davanti al fuoco, di spalle son io che ti guardo e ti esploro. Ti muovi deciso, ravvivando le braci assopite. Una favilla guizza dalla fiamma e raggiunge la mia pelle  e mi strappa un gemito lieve che ti riporta da me. Toccami! dici e mi vuoi. Urgenti carezze, come bere finalmente acqua fresca d’un fiato, l’uno l’altra attizzando come fuoco accudito, e poi… Poi.

 

La fiamma, nel camino, danza al ritmo che impone il nostro fare l’amore…

 

Celeste – 1

 

celeste

Celeste,

Donna solare ma solitaria, nonostante il lavoro frenetico e sempre circondata da tante persone… lavorava in una agenzia svolgendo mansioni di hostess di terra.

Per il carattere mite e la serietà le venivano sempre affidate comitive di religiosi e scolaresche.Il titolare dell’agenzia però un giorno la chiamò nel suo ufficio e le disse: “Celeste,  non puoi dirmi di no stavolta… lo so che non ami gli uomini d’affari,  ma abbiamo avuto un incarico molto importante e ben remunerato. Sai? Una comitiva in viaggio premio,  saranno 15 professionisti e managers. Sarebbero da accompagnare per 10 giorni tra Milano, Roma e Napoli. Chiedimi quello che vuoi ma non dirmi di no!”

Celeste disse : Sig. Tommaso  se devo farlo lo farò!” Chiese il plico con tutti i dettagli e gli orari, gli Hotels e quant’altro. Il titolare dell’agenzia, prima che Celeste uscisse per recarsi nel suo ufficio, si fece coraggio e disse:“Mia cara se non erro sono sette anni che lavori per me e non credo di averti mai vista con i capelli sciolti…  anzi ne sono sicuro. Poi… i tuoi abiti, seppur eleganti, sono sempre stati sul nero…ecco! Mi piacerebbe che per questo lavoro tu facessi uno sforzo e ti mettessi un po’ più in risalto, che ne dici?”

Celeste abbassò lo sguardo, uscì dall’ufficio del capo senza dire una parola… molto scossa, si diresse in bagno e soffocò le lacrime che copiose scendevano. Si guardò allo specchio e ad alta voce disse : “capelli sciolti, vestiti da donna, trucco e tacchi?? Ok, ok, muoviti cretina… fatti guardare, dai… non è peccato!” Si lavò il viso con acqua fresca, uscì dal bagno e pensò che alle 5 di quel pomeriggio avrebbe potuto fare un giro in centro… era giunto il momento di cambiare look!.Aveva tre giorni di tempo prima  dell’inizio del lavoro…destinazione Milano.Alla scrivania, studiando l’itinerario, tanti di quegli hotels li conosceva già, tutto sommato le solite cose da mostrare ai turisti facoltosi, i soliti ristoranti di lusso…niente di particolarmente emozionante….uno sguardo alla lista dei partecipanti americani: la multinazionale che offriva il viaggio premio, “Honey Packaging”…questo nome le strappò un sorriso e, di colpo, guardò l’orologio e vide che erano le 5.15…si alzò di scatto salutò tutti e si diresse verso la sua auto, destinazione Galleria Cavour, Bologna. Sì, aveva deciso di dare una svolta a quel suo essere oscura…

Negozi bellissimi …e acquisti da sogno!

Stanca ma felice, terminato lo shopping, si diresse a casa e ad attenderla c’era il micio affamato…Appoggiate le borse sul letto, come sempre ascoltò la segreteria …un gesto automatico…sapeva di non avere messaggi. Invece un messaggio c’era: “Celeste, scusami per oggi, nel mio ufficio ti ho descritta come una donna sciatta, ma non volevo dire questo… ecco non volevo… insomma. Mi dispiace ma…tu devi guardarti intorno… e poi… e poi io…beh scusami ancora, buona serata!”

Celeste rimase un attimo perplessa ma in fondo questa telefonata del capo la lasciò piacevolmente stupita! Si mise comoda, preparò la pappa al gatto e accese lo stereo: aveva voglia di  musica e di un bagno caldo, con tanta schiuma! Lasciò liberi i suoi capelli dentro alla vasca, chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dai vapori e dal profumo di albicocca… qualcosa stava cambiando….dentro di lei… era in uno stato di eccitazione e frenesia. Quella stessa notte Celeste fece un sogno…

“Lui mi aspetta alle 5 sul binario n.3, viaggio senza rendermi conto di nulla. So soltanto che tra poco sarà davanti a me. Arrivo, guardo fuori del finestrino. Lo vedo, è lì, a pochi passi da me. Scendo, lentamente, cercando di fermare il cuore impazzito. Mi viene incontro, allarga le braccia. Lo raggiungo, mi stringe forte e respira a lungo il mio odore! Restiamo così allacciati sotto lo sguardo incuriosito dei passanti. 

Mi prende per mano, entriamo nella sua auto dove ci accolgono le note di una bellissima canzone di Phil Collins. Mi sento inebriata, mi  prende il viso tra le mani e comincia a baciarmi , dieci, cento, baci a sfiorar di labbra. Non capisco più niente. Gli accarezzo il viso e i capelli. Mi avvicina alle sue labbra; sento il suo e il mio desiderio. Non so più chi sono e dove sono. La testa comincia a girare, girare, girare…”

Driiiiin……Driiiiin….Driiiiin….Driiiiiin……Driiiiiiin……

La sveglia sul comodino le ricordò che erano le sei e mezza. Sì alzò per andare in cucina, preparò il caffè sorridendo a Porfirio, il micione adorato. Si vestì dei suoi soliti colori oscuri, l’unica cosa che dimenticò fu di raccogliere i capelli:  per la prima volta dopo anni colorò di rosso, rosso passione le labbra!  Prese la borsa ed uscì per andare al lavoro. Salita in macchina, accese la radio.e…la voce di Phil Collins arrivò fin dentro al suo cuore…un segno….In ufficio arrivò di buon umore e Sergio il suo collega disse: “Buongiorno Celeste! Sei diversa stamattina, più bella!” Celeste sorrise, accese il computer e si attaccò al telefono: voleva avere la conferma che Gino, l’autista che l’agenzia aveva per la zona di Milano, fosse pronto per le 17:30 all’aereoporto di Malpensa 2000.  Mentre telefonava, giocherellava con i capelli che le scendevano sul viso… e pensava alla mille cose da fare. Il treno da Bologna per Milano sarebbe partito alle 15:00.Era dovuta comunque passare in ufficio perché Tommaso le doveva ancora fornire  alcuni dati dell’ultima ora, oltre alle carte di credito, al denaro contante.. ma, accidenti a quell’uomo! Era in ritardo! E poi che non si scordasse che per Celeste era un passo indietro: in fin dei conti, dopo sette anni, era lei che coordinava tutta l’agenzia…era tanto tempo che non aveva una comitiva di 15 persone per ben 10 giorni… e poi la valigia… e Porifrio da portare a Roberta!

Ore 9.30… Celeste invitò Sergio a bere un caffè …ma mentre loro scendavano, dall’ascensore esce Tommaso che dice: “Buona giornata! caffettino? Celeste! Finalmente col rossetto e i capelli sciolti! Ti stanno bene, sei diversa..”

Celeste non riuscì a sostenere lo sguardo di Tommaso e disse: “Scusate, meglio non perdere tempo con i caffè Tommaso. Sbrighiamoci, ho il treno e tutto da fare.” Sergio andò solo!Tommaso e Celeste si diressero in ufficio…consegna denaro carte di credito e una serie di mail che Celeste avrebbe letto in treno.

“Ok allora mi terrò in contatto via mail tanto lei Tommaso ha tutti i dettagli allora io vado. Tommaso disse: “Buon lavoro e… beh, so già che sarai splendida”  e per un attimo le loro dita e le mani si sfiorarono…Celeste sentì una vibrazione in tutto il corpo…  

A casa  preparò con cura la valigia con tutte le cose  nuove e belle: mise anche un tubino nero con spacco… era una vita che non lo indossava!

Abbigliamento casual elegante per il viaggio e l’arrivo all’hotel The Gray – Milano.

Pantaloni, camicia e sandali  neri, unico vezzo una cintura rossa…  si guardò e con aria di sfida verso se stessa, accentuò il rosso sulle labbra, sul viso invece un trucco quasi invisibile, poi  alcuni colpi di spazzola ma lascio i capelli liberi in fondo è così che si stava sentendo! Il viaggio in treno fu confortevole e veloce, Milano centrale era una stazione particolare e da sempre suscitava in Celeste un fascino misterioso… un altro segno la scosse e le fece fare una risata fresca e spontanea: il binario di arrivo era il numero 3…e prima di scendere squillò il cellulare.  Era Tommaso… lo lasciò squillare, non rispose!

Dopo pochi minuti il tin tin del telefono l’avvisava di un sms…il testo diceva:

“Quanto vorrei respirarti addosso ed assaporare il sapore della tua pelle, accarezzare il tuo corpo per ricordarmi che sei la donna più bella del mondo… non so cosa tu mi abbia fatto ma voglio te! Sì, voglio scalare il tuo cuore!”

…Un taxi la stava portando all’Hotel The Grey, chissà se Sonia era ancora la direttrice? Donna energica ma simpatica, Sonia! Celeste teneva in mano il cellulare, ogni tanto rileggeva l’sms di Tommaso… chissà cosa gli era preso! In sette anni non aveva mai avuto un gesto, una parola di troppo. Era nervosa e arrabbiata, non si sentiva a suo agio.

Arrivò all’hotel, fortunatamente Sonia era ancora in servizio. Presero un caffè insieme, Sonia le disse che avrebbe sistemato tutti i clienti di Celeste su un unico piano.

Alle 18.30 giunse il pulmino con i clienti, 15 persone allegre con le classiche magliette americane.  Solo un uomo era vestito splendidamente tra quel mucchio selvaggio e Celeste lo notò subito: anche lui la fissò dritta negli occhi, le andò incontro: “Piacere, mi chiamo Paul, lei deve essere la nostra guida!”  Sì, mi chiamo Celeste, il piacere è mio… ma lei parla benissimo l’italiano!”Poi le operazioni di rito: controllo documenti, al check-in, consegna chiavi e poi un rapido aperitivo di benvenuto. Quindi gli ospiti salirono nelle camere. L’appuntamento era per le 21:30 per la cena in hotel, era prevista la presentazione per sommi capi del soggiorno, con la possibilità di ascoltare ed accogliere eventuali richieste degli ospiti.Paul chiese subito un appuntamento a Celeste per metterla al corrente di alcuni desideri dei colleghi.Si sedettero in una saletta che Sonia mise a loro disposizione, ordinarono da bere e Paul iniziò a parlare.“Celeste, deve sapere che questi selvaggi hanno svolto un anno di duro lavoro per la Honey e voglio che si sentano ricompensati… insomma, le chiedo… nessuna gita organizzata, possibilmente,  vorrebbero  essere liberi di girare per la città e si riuniranno solo per cena e solo chi lo vorrà!”

“Ma… Mr. Paul, l’azienda ha pagato già tutto, mi sembrerebbe di non fare il mio lavoro!”

“Non si preoccupi in fondo io sono l’azienda! Allora siamo d’accordo, solo chi vorrà seguirà l’itinerario, lei, però, naturalmente non si libererà di me…” con un sorriso meraviglioso aggiunse: “a dopo per cena, ore 21.30 vero?” Celeste sorrise e disse: “…a dopo…”

Salirono in ascensore per andare in camera… quinto piano… un’altro numero, il 5, un altro segno! Entrata in camera guardò l’orologio, aveva un’ora per farsi trovare pronta!

Disfece la valigia parzialmente, in fondo a Milano sarebbero stati solo due giorni….

Sotto la doccia Celeste gustava tutta quell’acqua che l’accarezzava e si lasciò andare a dolci carezze sul corpo, si lavò i lunghi capelli ma nella sua mente quello shampoo dolce era il tocco di mani di uomo…Non si era mai sentita così viva, il suo corpo bruciava! Mai come in quel momento avrebbe desiderato …baci bagnati, baci audaci…

Ritornò in sé di scatto, si sentì stupida e in imbarazzo, indossò la lingerie nuova, un meraviglioso completino rosa che spiccava su quella sua pelle di un rosa pulito. Si asciugò ì capelli, mise l’abitino bianco  a fiorellini leggero come un velo, i sandali bianchi col tacco, la cavigliera che da sempre indossava… risaltava in modo audace!

Dieci minuti prima dell’orario scese ad attendere i clienti, ma tanti di loro erano già arrivati. Fece qualche chiacchiera in inglese con gli altri americani, qualche risata…

Finalmente era calma e serena, il suo lavoro le piaceva ancora. Mentre chiacchierava amabilmente con gli ospiti dando le spalle agli ascensori, si sentì toccare un spalla… un tocco caldo che la fece sobbalzare…  era Paul che con il suo sorriso meraviglioso disse: “Bene ci siamo tutti, andiamo a cena!”

Mangiarono allegramente ripassando il piano per il mattino successivo: il Duomo, pranzo in galleria, visita in centro, shopping in Monte Napoleone.

I due giorni a Milano passarono in fretta, poi fecero trasferimento a Roma: quattro giorni in una città che Celeste amava incredibilmente! A Milano Paul non si era allontanato un attimo da lei e i loro discorsi, i loro sorrisi erano diventati quasi intimi! A Roma avrebbero alloggiato al Marriott Grand Hotel Flora.

Erano a due passi da Villa Borghese e dai fasti di Via Veneto. Arrivati all’Hotel e sbrigate le solite formalità, per ultima Celeste registrò se stessa. Le venne assegnata la stanza 515 bis (“che strano!” pensò…”bis”…) Una sorpresa l’attendeva… la 515 bis era una suite! E aprendo si trovò di fronte Paul! Entrambi stupiti si misero a ridere. Celeste subito chiamò la reception, chiedendo di trovare una sistemazione alternativa, ma le risposero che l’hotel era completo!

Paul la tranquillizzò “in fondo ci sono due stanze, due bagni e in comune abbiamo solo il salotto…” Celeste sorrise e si calmò. Intanto tutti i ragazzi al seguito erano letteralmente impazziti per essere a Roma, smaniosi di uscire tutti in jeans e fuori dall’hotel in euforica allegria! La giornata fu meravigliosa e si concluse con una stupenda cena a Trastevere. Il ritorno in Hotel fu verso le 23:00. Una volta in camera, Paul chiese a Celeste se si fosse fermata un attimo in salotto a bere qualcosa con lui: lei accettò!

Stavano parlando, ridendo, quando dalla stanza accanto cominciarono a percepire strani rumori… una serie di parole…

Paul e Celeste scoppiarono a ridere… lui, però, smise di ridere di colpo, si avvicinò con occhi sfavillanti e prese Celeste per la spalle! La baciò quasi di prepotenza, un bacio GRANDIOSO.Si baciarono a lungo, nessuna resistenza ci fu da parte di Celeste, erano quei baci dolci, forti e bagnati che aveva sempre sognato! Le mani  sapienti di Paul esploravano ogni centimetro della sua pelle…  su quel divano stava accadendo di tutto…

Ci pensò il cellulare a riportare Celeste sulla terra… e con quell’avviso di sms l’incanto si ruppe! Scappo in camera sua, Paul bussò più volte alla porta ma lei non aprì!

Si chiuse in bagno, sotto la doccia si lasciò andare all’acqua gelata!

Avvolta nell’accappatoio e con i capelli bagnati, il corpo ancora tremante, lesse il messaggio: “Celeste sono quattro giorni che non ti sento,  nessuna mail, niente… mi manchi tanto!” Era Tommaso.“No! No! No! Ora non puoi fare così, non mi hai degnato di uno sguardo per sette anni!” Era arrabbiata, confusa… eccitata! E si buttò a letto.

Passavano le ore, ma non riusciva a prender sonno. Alle 2:00, quasi in trance e spinta da una insolita e oscura magia, si alzò e andò verso la camera di Paul… la porta era aperta….

…Paul era ancora sveglio, stava leggendo; lasciò cadere il libro a terra, guardava Celeste che, con  gesto leggero, stava facendo scivolare l’accappatoio lentamente: restò nuda e immobile ai piedi del letto…Lui si alzò, vibrante nel pigiama di seta nero di cui indossava solo i pantaloni. Sorridendo, le prese il viso tra le mani, poi la baciò a lungo, in piedi. Il contatto tra le loro labbra fu appassionato e prolungato…  Paul azzardò la sua bocca sul collo premendo con passione, succhiando e morsicandolo dall’alto in basso, dietro, vicino alla spalla, lentamente, come se non avesse intenzione di smettere mai… poi, piano piano, scendendo dolcemente sul corpo di Celeste, baciò i suoi seni…  le stava facendo l’amore in un modo unico e stupendo… dalla bocca di Celeste finalmente uscivano… parole, sospiri, grida.La prese tra le braccia e sul letto della vita finalmente il  piacere e dolore fanno l’amore proprio come gli   amanti… caldi  e appassionati, sfacciati e senza tabù, senza vergogne… fecero l’amore in modo sconvolgente.

Lei che non sapeva, non conosceva… era terrorizzata da sempre dal sesso, si lasciò andare nell’estasi più completa, i suoi no diventavano sì e il suo unico desiderio era: ancora, ti prego, ancora! Fecero l’amore per un tempo infinito… poi, sudati, si ritrovarono abbracciati, gli occhi stretti e luccicanti, le labbra rosse e rigonfie. Paul non staccava lo sguardo da Celeste, per la prima volta le parlò in inglese: “You are wonderful…” e le chiuse di nuovo la bocca con un bacio intenso.

Dormirono insieme quella notte, Celeste dormì senza avere incubi…

Non avrebbe voluto che i giorni passassero in fretta…ora Celeste aveva ritrovato in sé la parte femminile ora si sentiva completa. Paul aveva trovato il tassello mancante!  

Si ritrovarono presto già a Napoli, invece, i sei giorni erano volati via e ne restavano altri quattro da vivere in quel modo innamorato e sfrontato, pulito e spumeggiante:  un modo, per quanto possibile, vero! Dopo Napoli visitarono Pompei, Ravello e giunsero ad Amalfi e proprio ad Amalfi, in spiaggia, Paul e Celeste fecero l’amore in un modo selvaggio, in piedi e vestiti, con la paura e l’eccitazione di essere visti: lui non riusciva a resistere al suo essere lieve perennemente scompigliata e timida per quanto audace!

I suoi baci erano voraci, Paul si beveva quella donna, lei lo faceva impazzire solo con lo sguardo, col suo tocco delicato, con un bacio appena sfiorato.

Celeste era cambiata, era diventata molto bella, bella davvero, come una farfalla!

Paul non le fece mancare nulla, era un uomo appassionato e in quei giorni lui l’amava, lei ne era certa, come era certa che all’indomani sarebbe partito!

Ormai erano per tutti coppia fissa e quella sera, l’ultima sera, Paul e Celeste non uscirono  dal magnifico hotel!  Sul terrazzo, davanti al golfo… era uno spettacolo che da solo innamorava anche i cuori più aridi!

Per l’occasione Celeste indossò quel tubino nero con lo spacco audace, e i sandali gioiello spiccavano su quelle gambe lisce e leggermente abbronzate. Si truccò con cura, si profumò a lungo e non mise l’intimo. Paul si presentò sul terrazzo vestito di bianco, un completo di lino semplice ma terribilmente sexy; sicuro di sè, si presentò scalzo!I suoi capelli ricci erano ancora bagnati e spargeva un profumo meraviglioso… si guardarono a lungo! Si fecero servire la cena in terrazza a lume di candela, una cena perfetta mentre si mangiavano con gli occhi senza che uscissero parole.Celeste sentiva il bisogno di farlo felice in quell’ultima sera, e il loro addio fu ardente e struggente … l’atto d’amore fu lento, lungo e totalmente completo!Al mattino erano tutti pronti nella hall, le valigie, i pacchi, tutto accatastato per il ritorno: la navetta per l’aeroporto attendeva fuori. Ma Paul non c’era e il tempo stringeva. Celeste aveva il cuore in subbuglio: poi lo vide arrivare… eccolo!  Di corsa, aveva con sè una grossa borsa che consegnò a Celeste dicendole queste parole: “Aprilo in treno, amore mio, I love you!” Con un fil di voce Celeste rispose: “me too… addio… goodbye…!” Paul non aggiunse altro, infilò gli occhiali scuri e salì per primo sul pullman: non si girò più verso Celeste…Ciascuno degli altri ospiti aveva preso un regalino per Celeste e facevano la fila per consegnarglielo: lei, commossa, ringraziò dicendo quanto era stata bene in loro compagnia, ma facendo sapere che quello sarebbe stato il suo ultimo incarico. Non avrebbe fatto mai più quel lavoro!Restò a guardare il pulmino che si allontanava, infilò anche lei gli occhiali neri perché  nessuno doveva vederla piangere! “Non è professionale!” Ma il suo cuore non poteva non piangere… pur essendo felice allo stesso tempo!  Raccolse tutte le sue cose e con la piccola macchina presa a noleggio si diresse con calma a Napoli, il suo treno sarebbe partito solo fra cinque ore.In treno, come promesso, aprì il regalo di Paul. Si mise a ridere, dentro a quella scatola c’era un cappello di paglia, e sul biglietto c’era scritto: “Chi saprà baciarti senza fare cadere il cappello…sarà l’uomo del tuo cuore! Forever in my heart. Paul”  Celeste indossò quel buffo cappello, sorrise ….d’impulso inviò un sms a Tommaso: MI LICENZIO!

Pochi secondi… arrivò la risposta… “Io ti amo!”

 

Tutto il tempo…che mi è rimasto

monica190positivanegativa  E se scivolando

 di giorno in giorno

 la Vita

 preziosi attimi

 uno dopo l’altro

 rivendicando

 per un istante

 la Tua cara presenza

 nel mio cuore

 sedimentata

 dimenticassi…

 

 Ah, no

 non sarebbe più la mia vita

 quella

 né quello il mio cuore

 né io veramente viva.

 

 Anche al dolore

 struggente

 di vuote braccia

 e solitarie

 grata

 comunque grata

 non rinuncio all’attesa

 di Te.

 

 Disobbedendo

 a futili scadenze

 che non riconosco.

 Le mie braccia

 e il mio cuore

 soltanto riempiendo di

 a Te solo destinato…

 inestinguibile Amore.