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16 Aprile 2012

Piove da ore e ore, non ho appetito e sono triste… questo era ieri.

 

Oggi… beh, oggi sono felice sono dentro ad un vortice di emozioni e se non mi calmo finisce che mi scoppia il cuore!

Oggi avevo l’appuntamento al Day Ospital Oncologico per visita, responso esami e PET.

Stranamente tutte le poltroncine erano vuote e per un attimo mi sono sentita sola…

Non so quanto ho atteso, credo poco, ma ero in apnea: poi la porta del mio oncologo Dr.Luciano Scopece si è aperta. “Vieni Monica, siediti e leggi da sola l’ultima riga della tua PET”.

Ho iniziato a piangere.. NEGATIVA, nessuna metastasi,  il cancro si è fermato! Anche i marcatori sono fermi!

Vi risparmio le mille domande fatte tutte d’un fiato, fra lacrime e i sorrisi,  sappiate che oggi

sono anche riuscita a dire al mio oncologo che in un certo senso lo “amo” e dicendoglielo sono arrossita.

Ho sicuramente percorso il pezzo di strada più duro: 8 mesi di chemio fra dolori atroci e debolezza fisica.

Ho conosciuto da molto vicino la paura di morire; la strada per la guarigione è ancora lunga e per alcuni anni  dovrò continuare a fare esami e controlli. Il prossimo sarà alla fine di Maggio! Ma oggi mi godo questa

notizia che ha qualcosa di miracoloso!

Avevo anche promesso a uno dei miei Chirurghi, il Dr Giorgio Borioni, che sarei passata dalla chirurgia per dirgli come era andata  la PET e l’ho fatto.  Abbiamo parlato a lungo, era felice per me, ci siamo salutati con un abbraccio e due baci e prima che me ne andassi mi ha detto: “In gamba Monica! Voglio vederti sempre così” ed io con un sorriso grande gli ho detto: “Così?..Viva?”

E adesso guardando al futuro non posso fare altro che riprendermi  la mia vita con tutta quella passione e voglia di viverla che ho dentro di me!

Mi sento baciata da Dio.

Grazie

Sento il bisogno di ringraziare alcune persone: lo farò a modo mio, userò parole semplici ma lo farò pubblicamente, perché se lo meritano.

Dunque, bisogna che sappiate che…

Ho passato quasi tutta l’estate  2011 ricoverata nel reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Imola Santa Maria Della Scaletta, diretta magnificamente dal Dottor Artuso.  Sono stata operata due volte da chirurghi bravissimi,  le miei prime lacrime di disperazione me le ha asciugate il Dottor Linguerri: forse un grazie vero per avermi salvato la vita e l’intestino non gliel’ho detto mai! La timidezza del Dottor Giorgio Borioni, insieme alla sua bravura, fanno di lui un dottore con un grande cuore e tanta umanità.  Ma  voglio ringraziare ancora una volta  Il Dottor Artuso, che con la sua equipe  si è preso una vera dose di rischio operandomi la seconda volta per asportare il cancro e rimettere l’intestino all’interno della mia pancia: non so se avrei trovato la forza di vivere altrimenti. E un grazie infinito a tutti gli altri dottori e alle meravigliose infermiere della chirurgia.

Ma non è finita, nel mio caso il tumore necessita di chemioterapia, e qui arriva il bello…

A fine settembre 2011 vado alla visita oncologica: il dottore che ha avuto la sfortuna di incontrami per primo (ero terrorizzata , arrabbiata, etc) è stato Sandro Minzoni: che bravo che è stato! Mi ha convinta dopo un’ora di mie lacrime e di miei perché… insomma, è riuscito a fissarmi l’appuntamento con quello che sarebbe stato il mio oncologo in reparto, e anche qui devo dire che sono stata fortunata: le decisioni sui pazienti e sulle cure le fanno collegialmente insieme al primario il Dottor Maestri, ritenuto bravissimo nel suo campo.  Ha un aspetto da “genio triste”, ma quello che conta è il suo sapere e lui sa! Le infermiere sono simpatiche, dolcissime e soprattutto non sbagliano mai una vena… e anche questo è sapere!

Ma veniamo al mio oncologo: siete curiosi, vero?

Si chiama Luciano Scopece capelli lunghi, sorriso splendido, pacata serietà, chiarezza nello spiegare le cose, una immensa dose di umanità. Lo adoro (e poi detto fra di noi è pure bello), ma questo lui lo sa già; sono riuscita a farlo arrossire più di una volta. La Marghetti è tremenda, che si sappia!

Quindi ho iniziato il mio percorso verso la mia potenziale guarigione e vittoria: ogni 21 giorni mi reco in ospedale e cerco di essere sempre carina e sorridente, vado incontro alla terapia con il sorriso. Ho paura: è ovvio che sia così. Attendo l’esito degli esami con una certa ansia ma, mentre attendo di venire chiamata, cerco di chiacchierare con gli altri pazienti. Non potete immaginare quante persone ci sono che soffrono! Ho sempre pensato che la solidarietà sincera aiuta davvero. Condividere il dolore fa si che le persone non si sentano mai sole. Ho incontrato e cercato di fare amicizia con gli altri pazienti, e con molti di loro ci sono riuscita e ho anche imparato che se non  vedo più qualcuno, non devo chiedere dov’è finito… perché la risposta a volte  fa piangere.

Quindi nella mia mente penso che se  non vedrò più o questo o quella… è perché ha finito la cura!

Aiutare la ricerca, è necessario, si sono fatti passi da gigante e bisogna continuare contribuendo generosamente per salvaguardare la vita di tutti, la vita è una sola: merita di essere vissuta sempre e fino in fondo!

http://www.airc.it

Con tutto il cuore

Grazie.

Monica Marghetti

Me la canto

Questa mattina mi sono svegliata presto perché dovevo andare in ospedale a farmi vampirizzare un po’ di sangue:  sì, perché domani ho la visita del mese dall’oncologo  con i relativi responsi.

mi sono svegliata canticchiando una canzone …

E la stessa canzone, durante il tragitto di ritorno, l’ho sentita a radio Gamma, quel motivetto che stamattina mentalmente canticchiavo senza capire davvero era “la prima cosa bella”: ho sorriso e non mi sono fatta troppe domande.

Ho preso la chitarra
e suono per te
il tempo di imparare
non l’ho e non so suonare
ma suono per te.
La senti questa voce
chi canta è il mio cuore
amore amore amore
è quello che so dire
ma tu mi capirai
I prati sono in fiore
profumi anche tu…..

Ho iniziato a pensare che la prima cosa bella, dopo tanto tempo, me la sentirò dire domani dal mio Dottor Scopece.

Mesi fa scrissi  una lettera di ringraziamento per il reparto di Oncologia dell’Ospedale di Imola, e ho deciso che la pubblicherò presto: sono fantastici e se lo meritano.

Lei più Lei

La mia bestiolina ed io praticamente viviamo insieme: la casa è piccola però, compreso nell’affitto, ho ottenuto un sottotetto abitabile dove lei si è ricavata un alloggio personale compreso dell’uso di cucina che, fra le altre cose, è molto carina e completa di tutto!

La sento camminare , parlare,  giocare con il cane: è come se fosse sempre qui con me …

Una sera ricevo una visita molto gradita da parte di nostri parenti, Matteo e Flavia, che fra le altre cose mi chiedono di Alessia. Allora prontamente invio un sms alla bestiolina…

Testo del mio sms: “Ale ciao! Dai, fai la brava e vieni giù a salutare Matteo e Flavia che hanno voglia di vederti.”

Risposta: “…mam, DEVI CAPIRE una cosa, anzi DEVI IMMAGINARE che io abiti lontano, molto lontano e che quando mi eclisso non voglio niente e nessuno. HAI CAPITO??”

Resto per un attimo senza espressione sul viso e con una gran voglia di risponderle a tono, poi offro da bere ai ragazzi e li distraggo dal desiderio di vedere Alessia… dopo un po’ mi salutano e vanno via.

Ci resto male per la risposta di Alessia, ci penso e ci ripenso, poi in qualche modo la giustifico: sapevo che era in litigio con il moroso…

Ovviamente, essendo io un soggetto permaloso, decido che non le avrei più scritto per tutta la sera e anche per i giorni a venire. Ma la mattina dopo…  eccola che, vestita come la strega di biancaneve ( e pensare che è bellissima, non lo dico perché è mia figlia, lo dico perché è vero, peccato che non abbia ottenuto il permesso di postare le sue fotografie… vabbè, dovete credermi sulla parola)… insomma, vestita da streghetta  e con un evidente atteggiamento spocchioso, entra in  casa, senza salutare, nè un buongiorno… niente…  e dice:

“Mi serve il latte, il nesquick, la carne per il cane e una bottiglia d’acqua minerale… no, anzi, due.”

Senza parlare, raccolgo e raduno quanto richiesto, poi le sorrido e le dico: “Bene signorina, c’è tutto! Paga in contanti o con carta di credito?”

…silenzio di tre secondi, poi mi guarda e ride e io mi sciolgo: rido anch’io, pensando al messaggio della sera prima… in fondo DEVO CAPIRE CHE… abita lontano, molto lontano e nonostante tutto è qui che viene a far la spesa: una cliente così non la voglio perdere!

 

 

 

Ho scaldato il motore…riparto (piano però)

Sono decisamente in imbarazzo, ma se non mi sblocco da sola chi può farlo?

Ciao a tutti.

Sono passati tanti mesi, sono stata silenziosa, ma ho deciso di raccontarvi dove e cosa ho fatto…
Vabbè. Visto che sarà una cosa lunga…meglio se ci sediamo e, visto che sono nervosa, meglio se mentre scrivo mi bevo una tisana rilassante; ne volete una anche voi?

Bene ora…inizio:
dopo la scomparsa della mia mamma mi sono sentita perduta.
Mi sembrava di non avere più niente.

Poi, un giorno, ho risposto ad un annuncio di lavoro e se fossi stata scelta mi avrebbe “riportato indietro nel tempo”.

Forse era quello che volevo, poter tornare indietro per una specie di riscatto almeno nel mondo del lavoro  …e infatti fui scelta da due donne.

Non so chi mi ha voluta delle due, ma poco importa. Quella volta non venni scartata; un impiego in una ditta di Trasporti, per la precisione un lavoro a tempo determinato presso una bella ditta ad Ozzano Emilia, nell’ ufficio spedizioni internazionali e camionistico.
Ero spaventata, emozionata, ma felice, potevo ripartire e non a piedi; ma su un bilico, un tir, una nave, un aereo, un muletto…insomma potevo farcela!
Un impiego che sarebbe durato solo qualche mese, così mi avevano detto. Poi, invece, si è protratto; mi sentivo privilegiata e protetta, non mi sono risparmiata.

E poi lo sapete; la Marghetti o le si vuol bene oppure la si odia, non ho il senso della misura.
Ti posso soffocare di attenzioni, di parole, di esuberanza, oppure di silenzio….
Il lavoro procedeva fra un rinnovo e l’altro del contratto, e intanto passavano i mesi.  E nonostante i bei rapporti di amicizia all’interno della ditta, mi sentivo sempre più sola…ma forse volevo esserlo nella mia testa!

Mi ripetevo che se sacrificavo i miei interessi, le cose che danno gioia, (come scrivere ) avrei conservato il lavoro…una specie di punizione per aver ottenuto una cosa bella, come un impiego che adoravo facendo un lavoro che, modestamente, mi riusciva bene.
Ho agito così perché ho sempre dovuto perdere qualcosa per ottenerne un’altra…o così ho sempre pensato che funzionasse…(sbagliando).
Non saprò mai se dopo il 30 di settembre 2011 la ditta mi avrebbe confermato.
In quanto il 25 luglio mi è successa una cosa che adesso (adesso sono pronta) vi racconto, con la speranza di non rattristare nessuno.

Il 25 luglio 2011 mi sono sentita male e sono dovuta andare in ospedale…e lì ho scoperto che la mia vita era appesa a un filo.

Non vi racconterò nel dettaglio…ma sappiate che in cinque minuti ho rivisto tutta la mia vita scorrere.
E piangendo mi sono chiesta perché ancora dolore.
Perché …Perché….???

Ho subito due interventi …beh non la tengo tanto lunga; il cancro.
Ecco cosa mi è successo.

Sono diventata anche io un agente speciale.

Non uno 007, ma bensì uno 048…come dite?
se ho la licenza di uccidere? nooooo ho la licenza di vivere intensamente e fra una pozione di chemio e l’altra; cerco di farcela!

Sappiate che in questi lunghi mesi ho conosciuto delle persone stupende, dopo tanto amore “virtuale”, avevo bisogno di calore e occhi veri che ti guardano.
Vi chiedo perdono.

Ma so che potete capire voi, amici di penna e di blog, mi dovete perdonare di avervi un po’ isolato.
Ho bisogno di sapere che “per ritrovare me stessa” ho dovuto lasciarvi andare per un po’…
Ma sono pronta per i rimproveri e me li merito…però credetemi; non ci sono riuscita a tenere in piedi tutto.

No, non ci sono riuscita.

Ogni giorno mi ripetevo domani…scriverò domani…e quei domani sono diventati mesi.
Lontana da tutti voi che avete continuato a cercarmi, ma non potevate trovarmi; perché nemmeno io mi vedevo più…

Non cambierò mai… ma la speranza di ritrovarvi  qui …ancora una volta mi stimola a non mollare!

 

Per te e anche un pò per me…Buon Natale

babbo natale e natalina 

Ehi…Milo mio,

Puoi benissimo immaginare che pensi a te un po’ più del solito.

Hai visto? Ho fatto l’albero, il sedicesimo, e di nessuno di quelli passati ho una fotografia, non mi serve. Di ognuno conservo il ricordo. Così come ricordo ogni istante, ogni momento… Ricordo la tua voce – la cassetta è sempre più fragile, ma anche lei, come me, resiste – e quando ho bisogno di sentirmi di qualcuno schiaccio il tasto play e sento la tua voce che mi dice: "sarai sempre la mia Moni… dai, non essere arrabbiata… io ti voglio bene…" .Ecco che in questa casa sempre più vuota ci sono le luci c’è il ricordo di Pillino c’è il vestito da pupentolina… c’è Rossella c’è Alessia e ora c’è la tua Monì la sorella che volevi…

A proposito, ho ottenuto da babbo, sai, un regalo: il giorno di Natale  sarò a pranzo a Soloralo con babbo e Olga, mamma e Giancarlo,  Rossella e Sanzio… Io ci andrò con Alessia in fondo siamo una famiglia allargata…. Ti prego non lasciarmi sola, vieni anche tu… Ci devo riuscire Milo,  e sarà un gran Natale!

"Corri, Moni, corri…". Sì….

 Buon Natale a tutti con amore!

Vorrei che fosse la favola mia…

mani_e_calle dolcezza in favola 

Raccontami una favola. 

Ma non di quelle, ti prego, dove lui ama lei per sempre. Non di quelle in cui si vive per sempre felici e contenti. ‘Per sempre’ è sigillo di illusione. E che fiaba sarebbe poi, già sapendo che è pura illusione… Non voglio sentire parole che narrano quello che non mi darai mai.

Piuttosto raccontami che ora è questa me che tu vuoi,  raccontami ad esempio che il mio profumo ti lascia senza fiato, che i miei capelli ti incantano (e non dimenticare di descrivere il gesto, con cui li discosti dal mio viso, soltanto per perderti nei miei occhi…), che la mia bocca sulla tua è musica, infinito circolare bolero, a lungo raccontami come mi vuoi …

E non arrivare mai, ti prego, a un qualunque finale. Neppure lieto o pieno di promesse. Il tempo del lieto fine non è per questa vita, o almeno, meglio non confidare che sia così, per non dover di nuovo curare una ferita che porta la profondità di un risveglio disilluso. 

 

Parlami. E cullami ti prego un poco con la tua voce. Concedimi la gioia di sfiorare il tuo respiro.

 

Non regalarmi qualcosa che qualcosa sia da scartare: nessuna carta colorata, nessun nastro, nessun oggetto inerte e silenzioso. Voglio da te un regalo che non si incarta… È questo il dono, che ti domando:

la tua voce regalami

una carezza regalami

un poco del tuo tempo, ma non troppo poco, ti prego, e se ti sembra difficile, se fosse necessario, abbi il coraggio e… rubalo per donarlo a me sola, e ripetimi ma molte volte, sai, che quella fiaba è proprio mia!

 

 

Voglio Urlare – 2

bimbi gnomi fiore 

In uno qualunque degli anni sessanta, di gennaio. Nasco io.

A Solarolo, un piccolo paese della Romagna. Dopo di me mia sorella Rossella.

E Milo.

Una famiglia normale, in apparenza: padre camionista e madre casalinga, non felice.

Io sono la più grande dei tre, la più complicata dei tre, sem­pre zitta e un po’ musona, ma in straor-dinaria silenziosa sintonia con Milo.

Lui: bellissimo, biondo con i boccoli, simpatico. Una vera forza della natura.

Rossella, la più tenerona di noi tre, diventa presto la cocca della nostra padrona di casa e praticamente vive a casa sua. Loro, i padroni, non avevano figli e quella piccola dolce creatura sempre sorridente in giro per casa li riempiva di gioia.

Milo e io non siamo altrettanto graditi, sempre sporchi di terra e impolverati.

Quelle poche volte che la signora ci fa salire, io guardo in­cantata la scala: enorme, bella, tutta bianca… Io mi sento ancora più impolverata e grigia. Milo no.

 

Milo corre. Inarrestabile Milo.

« Corri, Monì, corri! », mi dice e io lo seguo.

Sempre.

Rossella è l’unica ammessa nella stanza dei giochi insieme a Carla, un’altra bambina: bellina, tutta compostina, come si dice: “di buona famiglia”, invitata anche lei dalla signora per la merenda.

 

 

…La ciambella era buonissima, profumata e buonissima, me la ricordo ancora.

 

Ma un secondo pezzettino non me lo offriva mai. Come ci ho sofferto!

 

Milo invece se la prendeva di nascosto e poi scappava e ritornava a dirmi:

« Corri, Monì, corri! »

Mau e Monì

monica030

La Monì che non può piangere non può urlare non deve arrabbiarsi,non ha diritto di pensare a se stessa.

 

Monì dimenticata .

E tutte le volte sono io a dover rinascere come un’araba fenice.

Da sola.

Tanto loro lo sanno che lo faccio sempre.

Monica invece è un  vero vulcano di passione di storia di vita.

Ma non lo vedono: vedono,perché è solo questo che vogliono vedere ,una donna forte che sa vivere.

E ci si aggrappano tutti.

E non so perché vogliono essere come me :una che si accontenta di nulla ,che si innamora di un tramonto,che sogna un ballo a piedi scalzi sulla sabbia ,che si commuove davanti alle lacrime di un uomo. Ma queste cose le devi avere dentro,io gli dico ,non le puoi comprare ne imparare:o le hai,o vivi come puoi. O meglio sopravvivi.

 

Quante volte, Amica mia ti ho domandato :”sei lì?”,”Mi hai capito?”

 

Hai fatto di più:mi hai ascoltato

Mi hai “sentita”:

Accolgo le tue parole. Piene di passione.

 

           SMETTILA

Di essere grata ,di adoperarti per farti voler bene,perché gli altri ti accettino,per raggranellare briciole di affetto:

              

              PIANTALA

              HAI CAPITO?

 

Accetta ama te stessa.

Parla alla bambina dura, fintamente dura, ma invece tenera e vulnerabile che hai dentro…..

Ecco cara Maura ….dedico a te questo pezzo di cuore….ma sono qui di nuovo e ti chiedo

DOVE SEI? Torna da me….torna per me!

Un bacio lieve

monica