Sento il bisogno di ringraziare alcune persone: lo farò a modo mio, userò parole semplici ma lo farò pubblicamente, perché se lo meritano.
Dunque, bisogna che sappiate che…
Ho passato quasi tutta l’estate 2011 ricoverata nel reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Imola Santa Maria Della Scaletta, diretta magnificamente dal Dottor Artuso. Sono stata operata due volte da chirurghi bravissimi, le miei prime lacrime di disperazione me le ha asciugate il Dottor Linguerri: forse un grazie vero per avermi salvato la vita e l’intestino non gliel’ho detto mai! La timidezza del Dottor Giorgio Borioni, insieme alla sua bravura, fanno di lui un dottore con un grande cuore e tanta umanità. Ma voglio ringraziare ancora una volta Il Dottor Artuso, che con la sua equipe si è preso una vera dose di rischio operandomi la seconda volta per asportare il cancro e rimettere l’intestino all’interno della mia pancia: non so se avrei trovato la forza di vivere altrimenti. E un grazie infinito a tutti gli altri dottori e alle meravigliose infermiere della chirurgia.
Ma non è finita, nel mio caso il tumore necessita di chemioterapia, e qui arriva il bello…
A fine settembre 2011 vado alla visita oncologica: il dottore che ha avuto la sfortuna di incontrami per primo (ero terrorizzata , arrabbiata, etc) è stato Sandro Minzoni: che bravo che è stato! Mi ha convinta dopo un’ora di mie lacrime e di miei perché… insomma, è riuscito a fissarmi l’appuntamento con quello che sarebbe stato il mio oncologo in reparto, e anche qui devo dire che sono stata fortunata: le decisioni sui pazienti e sulle cure le fanno collegialmente insieme al primario il Dottor Maestri, ritenuto bravissimo nel suo campo. Ha un aspetto da “genio triste”, ma quello che conta è il suo sapere e lui sa! Le infermiere sono simpatiche, dolcissime e soprattutto non sbagliano mai una vena… e anche questo è sapere!
Ma veniamo al mio oncologo: siete curiosi, vero?
Si chiama Luciano Scopece capelli lunghi, sorriso splendido, pacata serietà, chiarezza nello spiegare le cose, una immensa dose di umanità. Lo adoro (e poi detto fra di noi è pure bello), ma questo lui lo sa già; sono riuscita a farlo arrossire più di una volta. La Marghetti è tremenda, che si sappia!
Quindi ho iniziato il mio percorso verso la mia potenziale guarigione e vittoria: ogni 21 giorni mi reco in ospedale e cerco di essere sempre carina e sorridente, vado incontro alla terapia con il sorriso. Ho paura: è ovvio che sia così. Attendo l’esito degli esami con una certa ansia ma, mentre attendo di venire chiamata, cerco di chiacchierare con gli altri pazienti. Non potete immaginare quante persone ci sono che soffrono! Ho sempre pensato che la solidarietà sincera aiuta davvero. Condividere il dolore fa si che le persone non si sentano mai sole. Ho incontrato e cercato di fare amicizia con gli altri pazienti, e con molti di loro ci sono riuscita e ho anche imparato che se non vedo più qualcuno, non devo chiedere dov’è finito… perché la risposta a volte fa piangere.
Quindi nella mia mente penso che se non vedrò più o questo o quella… è perché ha finito la cura!
Aiutare la ricerca, è necessario, si sono fatti passi da gigante e bisogna continuare contribuendo generosamente per salvaguardare la vita di tutti, la vita è una sola: merita di essere vissuta sempre e fino in fondo!
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Con tutto il cuore
Grazie.
Monica Marghetti