Una sorella come la mia …
Faccio un po’ di passi indietro:
Non è stato facile per noi, lo ammetto, essere bambini (a suo tempo): chi mi conosce sa che cosa voglio dire e lo sa anche chi ha letto il mio libro.
Rossella si è vista frantumare tanti sogni, ma il sogno più grande, quello di diventare madre, le è stato tolto per sempre! E questo sicuramente le ha creato e ancora gli crea un dolore e una rabbia enormi.
Con nostra madre lei non aveva un rapporto sano, litigavano sempre; l’ultima lite, la ricordo, fu durissima, piena di rinfacci e di parole atroci: Rossella stette 2 anni e 17 giorni senza rivolgerle la parola ed ogni volta che provavo a farla ragionare, per tutta risposta mi diceva sempre: “ Io non sono come te che perdoni sempre, non cercare di farmi cambiare idea per me lei è morta”.
Poi quasi tre anni fa mia madre si ammalò, ero con lei quel giorno che le dissero che avrebbe dovuto
operarsi per avere una speranza di farcela.
Ricordo i suoi occhi verdi bellissimi farsi lucidi e girandosi verso di me disse: “Vorrei salutare anche Rossella, glielo dirai Monica? Dille che mi basta una telefonata se non se la sente di venire in ospedale, la capirò ma diglielo sul serio!“
Stordita dalla notizia disperata e molto sola, telefonai a Rossella: la sua risposta non ve la scriverò, non riesco prorio a farlo.
Poi seguì il ricovero di mamma: l’avrebbero operata il giorno dopo. Non potevo lasciare che andasse in sala operatoria senza essere riuscita a farle riappacificare, l’intervento di mamma era di quelli che non sai se sopravvivi, non potevo pensare a quanti sensi di colpa avrebbe avuto Rossella. Credo che non avrebbe più trovato il coraggio di vivere. Quindi andai a casa sua e le chiesi di venire con me immediatamente o avrebbe perso anche me. Fui davvero dura con lei? No, fui davvero ai suoi piedi, l’ho pregata, ho pianto,le ho ricordato la promessa fatta a Milo quella di stare vicino a mamma e di volerle bene come gliene voleva lui.
Ci riuscii, venne e le lasciai sole: andai nel corridoio e non so cosa si sono dette. So solo che dopo mezz’ora le ho trovate abbracciate.
Per 4 mesi e mezzo Rossella si è occupata di sua madre, la trattava come una bimba: si erano finalmente ritrovate. Mi son dovuta fare un po’ da parte in quei 4 mesi ma volevo che passassero più tempo possibile insieme, anche se mi è pesato stare lontano. Rossella, nonostante mi voglia bene, mi “soffre”.
Come eredità a Rossella ha lasciato il dono della buona cucina è diventata davvero brava: mamma sarebbe fiera di lei!
A me una cosa ancora più grande più importante, a me ha lasciato il cancro e so che è fiera di me per come lo combatto e per come non mi lascio spezzare i sogni: lei era stanca per farlo… ma io non mi stancherò mai di vivere!